Cresce in varie parti del mondo la pressione per avere accesso alla messaggistica che viene scambiata tra privati sui social e sulle chat, scatenando così un conflitto tra le esigenze della privacy dei cittadini (e l’interesse dei giganti del web a proteggere dati e messaggi) e le esigenze investigative di apparati di sicurezza e di intelligence.

Ad essere messo in discussione il metodo di codifica dei messaggi che si basa sulla crittografia «end to end», che consente la segretezza delle comunicazioni private. Come parte dell’intesa, Stati Uniti e Regno Unito si impegnano a non condurre indagini incrociate sui rispettivi cittadini. Priti Patel, segretario di Stato per gli affari interni del Regno Unito, in passato ha già avvertito Facebook che la crittografia avvantaggia i criminali e invitato le società tecnologiche a sviluppare delle «backdoor», cioè delle porte di servizio, per consentire alle agenzie di intelligence di accedere alle piattaforme di messaggistica. Un’ipotesi che non entusiasma la società di Mark Zuckerberg, che proprio all’ultima conferenza degli sviluppatori ha usato lo slogan «Il futuro è privato».

«Siamo contrari ai tentativi del governo di costruire backdoor, perché minerebbero la privacy e la sicurezza dei nostri utenti ovunque – ha affermato la società in una nota – Le politiche governative come il Cloud Act consentono alle aziende di fornire informazioni disponibili quando riceviamo richieste legali valide e non richiedono alle aziende di costruire backdoor».